Premessa: flickr è una delle maggiori comunità online,
basata sulla condivisione delle
immagini, e serve, come amano dire gli
stessi amministratori di flickr, decine di milioni di utenti.
Ieri notte mi scrive un'amica di Dubai: la compagnia telefonica Etisalat, un monopolio di fatto, ha deciso di impedire l’accesso a
flickr a tutti i propri utenti. Le ragioni di questo provvedimento sono
abbastanza ambigue. Era già accaduto in passato, ma in seguito a una protesta bene
allestita, e con qualche trucco, la
compagnia telefonica tornò sui propri passi entro pochi giorni, senza fornire
grandi spiegazioni. In quel caso era stato bloccato solo il server principale
di flickr, per mera insipienza di chi lavora alla Etisalat: ma non si può
scommettere in eterno sull’idiozia altrui. Stavolta, infatti, si fa sul serio: si dice, perché ottenere delle
informazioni vere e proprie pare impresa vana: mi affido agli amici di Dubai
per cercare di capire cosa stia accadendo, ed eventualmente per organizzare una
petizione che abbia un minimo di senso (la prima proposta di petizione, più che
contenere istanze, conteneva un impresentabile aut-aut dal tono quasi mafioso,
a cura di un gruppo di utenti di flickr sicuramente in preda ad eccitazione
mistica).
Lancio l’idea di una protesta che viene subito raccolta dalla comunità
italiana di flickr, e in particolar modo da JSP e da Beniamino: si parla a
chiare lettere di strategia, e si cerca un sistema per inondare flickr di immagini
di protesta, in modo che, per ore, sulla grande vetrina delle foto migliori (o
più interessanti), quelle di cui far
mostra, non appaiano altro che le stesse immagini di protesta. Successo pieno: quello che
accade nel giro di dieci ore, a seguito dell’azione scoordinata ma efficace di alcuni
intraprendenti folli, tra cui il sottoscritto, è una rivoluzione in miniatura:
basta seguire questi link per rendersene conto:
Jean Sol
Benjamino
Roquentin
Ogni foto, nei commenti, rimanda a decine di altre foto,
molte con centinaia di commenti, alcune con migliaia di visitatori, come si può
constatare dai contatori; la serie dei rimandi è quasi impossibile da seguire:
verso l’una di notte la vetrina di flickr mostra ai voyeur soltanto immagini
di protesta: centinaia. Come si è potuto ottenere questo risultato? Inceppare
un congegno automatico, in questo
caso l’algoritmo di selezione, oppure sconvolgerlo per scopi politici una tantum, è una questione di logica e
di nient’altro: sia dato un algoritmo che seleziona le foto migliori; sia dato almeno un individuo a conoscenza
dell’algoritmo: c’è tutto quello che serve, basta agire. Su questo punto sarà
opportuno ritornare a protesta conclusa (il vero successo, ottenere che gli
utenti degli Emirati Arabi abbiano di nuovo accesso alla comunità, è ben
lontano).
A cosa è servita, dunque, l’apparentemente frivola conquista
della vetrina? A presentarsi presso gli amministratori di flickr con delle
credenziali, per chiedere che venga pubblicata una segnalazione della protesta
sul blog principale, che conta milioni di visitatori al giorno (in parole
povere: a urlare ancora più forte e sperare in qualche giornalista di passaggio).
Ho i miei dubbi che all’Etisalat si stapperebbero bottiglie di spumante, e non
solo per prudenza intestinale o per tradizioni alimentari.
E’ in corso di stesura il testo inglese di una petizione,
meno arrogante della prima, abortita sul nascere, e più efficace possibile.
Nel frattempo, credo sia il caso di riprovare con i visual comments, già
testati, che sono un ottimo strumento per diffondere una notizia (non certo
in Italia).
Una breve annotazione riguardo il titolo, the tag
revolution: una delle idee fondamentali consisteva nel provare a coinvolgere
gli utenti flickr nella protesta senza interpellarli direttamente (operazione
impossibile), ma facendo apparire nella classifica dei tag più comuni delle
ultime 24 ore tutte le parole chiave correlate con la protesta: facile, se si
ha a disposizione da mesi un gruppo con centinaia di utenti, messo in piedi
esattamente per questo scopo, e utilizzato solo in rare occasioni. Ha
funzionato, e per adesione spontanea, in barba agli scettici, ai disfattisti, e
a coloro che sostengono che il potere di un mezzo di comunicazione, qualunque
sia il mezzo, è sempre e soltanto il
potere dei potenti. Balle: allettanti balle per ratificare un’inerzia
intellettuale che, da più parti, si consiglia come sistema di vita (a
prescindere dall’eventuale fallimento della protesta, sempre molto probabile:
ma non si scommette certo sapendo di vincere).
Seguiranno aggiornamenti e spiegazioni più dettagliate.
P.S.: in tutto ciò, naturalmente, non manca l’involontaria
opera di ostruzionismo intellettuale di chi pensa che la rete sia fatta solo
per l’esibizione di uno smisurato sé o per la vendita di monocoli per
corrispondenza.
(segue qui)
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