qui: www.roquentin.net
Non ho ancora deciso cosa fare con gli archivi (vorrei conservare i commenti, soprattutto)
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February 07, 2006 in Quasi un diario | Permalink | TrackBack (0)
Riaggiornate i bookmarks, mi trasferisco qui: il vecchio roquentin.net, e di nuovo in compagnia.
[ updates nel corso della giornata ]
January 30, 2006 in Quasi un diario | Permalink | Comments (0) | TrackBack (0)
Mi scuso per:
silenzi prolungati;
mancate risposte nei commenti;
mancate risposte in mail;
ritardi di vario genere, tra cui una lunga replica alle questioni sollevate su Vibrisse e Lipperatura a cui avevo accennato. Conto di rimettermi in sesto per domani; banali contrattempi di salute, raffreddori di stagione, variazioni su tema, umane bagattelle.
P.S.: Emilio, esistono i trackback: usali, sono utili.
January 25, 2006 in Quasi un diario | Permalink | Comments (12) | TrackBack (0)
Questa vita è di nuovo decente, mentre s’ingozza il popolo di arditi concetti, e io sono il popolo, sazio da vomitare, disgustato al punto giusto, consapevole delle mie valigie da ridere: le preparo ogni mattina per disfarle ogni sera. L’ossessione merita rispetto, la ripetizione è la sua prosaica bagascia, ma si tratta di astuzie intellettuali per mediocri individui compromessi con la signora morte, retorica versione di quella larva in costume da castigamatti, armata di batacchio e di falce, che spicca le teste senza badare ai volti (tremenda matrona!): una retorica solo più patetica e ingegnosa dell’altra. La scelta più saggia è che io vada via: fuggire. E’ anche l’unica possibilità, una semplice questione di sopravvivenza. Prima di tutto, vogliamo vedere l’uomo piangere, vogliamo vedere la sua angoscia, vogliamo lastricare la sua pena con i bei cippi della letteratura, una lacrima e un romanzo, una poesia e un tumore al fegato: l’angoscia è la materia prima con cui voci dissonanti si esercitano sui fogli, e poi sui figli. Uomini immersi in fiumi di inchiostro non si accorgono di galleggiare in quella fogna insanguinata che chiamano affettuosamente mondo. E mondo sia, ma a ben altre condizioni. Dunque, ho pianto. L’angoscia venne dopo i primi sacramenti, perché al padreterno non si chiede più di manifestarsi ma di vegliare sui vivi: e questa forma di vigilanza ottusa porta le stimmate di un’imbecillità che, in cielo come in terra, mi risulta intollerabile. Dunque, ho letto. Probabilmente il mio primo eroe fu un farabutto, Ulisse il ramingo: ne seguirono altri, le peggiori canaglie che la biblioteca di bambino potesse ospitare. Avrei voluto l’arte di Circe, per tramutare i miei compagni in porci, finché non mi accorsi che tutta l’innocenza della giovane età non impediva loro di sguazzare dentro un letamaio: non avevano bisogno di alcun genere di miracolo per diventare ciò che erano già. Dunque, ho scritto. Molto e male, perché la mia mente è un luogo sinistro, il mio cuore non è affatto ferito, e soltanto il culo non è perfettamente sano.
January 17, 2006 in Quasi un diario | Permalink | TrackBack (0)
Quando mi accorsi della mia bambinesca vanità mi impegnai per essere salottiero, perché non c'è centimetro di mondo in cui un adulto piuttosto puerile non sia circondato da infiniti Peter Pan da cui attendersi indulgenza, compassione e stupida complicità. Ero doppio: ero a mia volta un Peter Pan affettato che di giorno si concedeva ai passatempi di società, e un letterato in posa che di notte si concentrava sulla biancheria intima. Nello stile impuro e sartriano che amo, si potrebbe credere che avessi spinto l'irresponsabilità fino alla sua perfezione. In realtà -almeno fino ad un certo punto- non ho avuto alcuna seria occasione per mettere alla prova la mia cara libertà, i doveri dell'angoscia, lo stile di vita, i patimenti notturni: mescolavo tutto e ne facevo un sentimento unico, che veniva fuori come poteva, cioè in modo incomprensibile. Qui finisce l'autoanalisi, il pane degli animi addolorati e ricchi. Sono sopravvissuto senza bisogno di dover dire che ho scelto questo e quello, che ho scelto tutto, consapevole in ogni istante, tutto coscienza e dirittura morale. Anzi, sono quasi sempre amorale, perché non posso permettermi di brandire l'etica per tutti i casi a cui si applica il pensiero di un uomo vivo; per la maggior parte di quei casi un'etichetta è più che sufficiente: buono, cattivo, bello, brutto non sono semplicemente giudizi di valore ma sono anche le stimmate di un gusto che rivendica il diritto di non perdere tempo a cercare valori dove non ce ne sono. Sto solo facendo qualche affermazione sulla serietà intellettuale, consapevole di non aver bisogno di immergermi in un lago di sterco per capire di non essere anfibio. Non ho un'eternità davanti ed una alle spalle e già solo un decente stile di vita, con un paio di scelte fondamentali, richiede il sacrificio delle famose domande di troppo sulle questioni irrilevanti (con la possibilità che alcune non siano irrilevanti, certo). Poi, serietà a parte, si tratta di una questione personale e non di un calcolo su come impiegare il tempo di una vita-modello. A furia di ripetere questi bei mottetti sull'esistenza qualcuno li prenderà per catechismo e, dopo averli deturpati, ne farà ciò che preferisce (probabilmente ne farà l'esatto contrario): ma in quel caso avrà tutta la responsabilità. Meglio che non mi preoccupi: ricordo di avere letto di troppi filosofi e letterati che, dopo aver speso una vita a concionare nella pubblica piazza della virtù, sono finiti vittime di un Bignami.
January 13, 2006 in Quasi un diario | Permalink | Comments (4) | TrackBack (0)
Scritto niente, giornata vuota, per quanto riguarda le parole, virgola, piena di strette di mani, ho stretto mani sporchissime, virgola, si legge virgola-virgola, loro non volevano capire e io non mi aspettavo altro che la loro insuperabile ottusità, intera e matura come l’età adulta, affettuosa e consolante come una puttana in vena di abbonar la vagina, non ne ho mai conosciuta una, non ho mai conosciuto nessuno, erano costumi di scena senza gli uomini dentro, cosa vuoi, sei onesto o sei disonesto, dillo a tempo, il tempo è subito, adesso, già troppo tardi, gente consapevole grandi personaggi si fecero sgozzare per delle inezie, io per molto meno, lasciatemi solo, voglio dormire, oppure venite qui e dormiremo tutti, tutti insieme, non voglio immaginarvi mentre fate altro, non oso, solo nel sonno vi ammetto ingenui, tuttavia non immacolati, tuttavia, virgola, qui, virgola, mi limito a riferire il mio stato d’animo: mai più stato, la solita filastrocca e mi imbuco nella tana, la mia tana è molto famosa, perché tutti gli inconsolabili senza macchia e senza quartiere vi strisciarono in pellegrinaggio almeno una volta: pubbliche relazioni senza un cencio di sindone, come è ovvio, una cattedrale patacca, virgola, nulla, non sono affatto cambiati, l’onestà li attraversa il fumo li descrive, ma in ogni caso non avrebbero potuto prenderla da me, ho stretto mani sporchissime sono un uomo distratto e incline alla gentilezza, mi hanno deriso sotto i comuni baffi, senza guardarsi in faccia, abbassando gli occhi, asini sanguinosi e scortesi, noi vivremo insieme, noi saremo insieme, noi, ma chi, ma su quale strada ci siamo incrociati io non lo ricordo come sia avvenuto è avvenuto l’irreparabile l’inammissibile virgola troppe virgole abbandonate a se stesse questo non significa nulla dovete cercare altrove per i significati virgola sterrare bene scavare fosse larghe e lanciarvi dentro accompagnati da un pesante macigno e l’istante prima starete per capire e l’istante dopo non ci sarà più il tempo virgola avrete fatto la cosa più giusta, se per una frazione di secondo il dolore non vi disgusta, ma in ogni caso avrete fatto la cosa più degna, schifati o meno, non importa, nulla più, niente domani zuppa lavoro letto o sgradevoli rumori soltanto silenzio.
January 10, 2006 in Quasi un diario | Permalink | Comments (4) | TrackBack (0)
Solo due righe per segnalare che riaprirà roquentin.net (per essere precisi, inizialmente riassorbirà questo blog, e per il resto basterà attendere)
January 08, 2006 in Quasi un diario | Permalink | TrackBack (0)
Underground Desktop is a desktop-oriented, i686-optimised Linux distribution based on Arch Linux. A new development version has been released for download and testing: "The first ISO image of the new cycle of Underground Desktop, based on Arch Linux, has been uploaded to the server. This is a development release, so don't expect to find everything in place and working. The installer has been written from scratch and may be unstable. Installation to SCSI disks is not yet supported (IDE only). Install at your own risk. Anyway, here is what you will find in this release: a Reiser4 root filesystem after installation; KDE 3.5 RC1; kernel 2.6.14 optimized for desktop performance; 600+ MB of software...."
Rilasciata una nuova release di Undeground desktop, e subito annunciata su Distrowatch: è una delle poche distribuzioni linux italiane, consiglio di provarla.
(seguiranno aggiornamenti)
November 23, 2005 in Quasi un diario | Permalink | Comments (0) | TrackBack (0)
1) La mia mail non è il cestino dei rifiuti: gli anonimi sono liberi di commentare sul blog, non ci sono limitazioni di sorta, se si escludono i malfuzionamenti di typepad;
2) La chiusura è durata poco, ma il weblog (questo weblog) cambia del tutto "linea", si inizia con un po' di rassegna stampa e segnalazioni, si prosegue con un'opera di servizio sociale: la maggior parte dei miei post saranno commenti o interventi in merito a discussioni che si svolgono altrove.
Consiglio la lettura (e le opinioni sono gradite, ovviamente) di una "stato d'assedio" a più voci, per me interessantissimo:
In ordine di apparizione su Unità di crisi, dal basso verso l'alto, potete leggere:
Stati di assedio: giorno 27 - L'Avvento;
Stati di assedio: la scelta, la sua;
Stati di assedio: il poeta che ti esalta, il maiale che ti stupra;
Stati di assedio: scopare fino in fondo;
Nel frattempo, su Nazione Indiana, grande intervento in due parti sulla "questione dei generi" in letteratura e su molto altro, di Gianni Biondillo:
L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO - 1
L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO - 2
Mi piacerebbe leggere più punti di vista, mi pare che i commenti si tengano un po' su questioni marginali rispetto agli spunti di Gianni.
Sempre su Nazione Indiana, leggo un pezzo di Andrea Cortellessa sulla tortura, probabilmente il più interessante mini-trattato sull'argomento in cui mi sia imbattuto di recente. Prevedo anche un mio intervento lungo e argomentato, ma mi piacerebbe capire i motivi del disinteresse nei confronti dell'articolo (a giudicare dai commenti).
November 23, 2005 in Quasi un diario | Permalink | Comments (10) | TrackBack (0)
E’ infatti certo che vivrò fino alla fine. Berrò l’amaro calice, alquanto illustre, fino a leccare la feccia: ho la lingua d’acciaio e il cuore di spugna, o così mi piace raccontare. Chi mi crederà? Non sono affari che mi riguardano. Ma qualcuno singhiozzerà! Bene: che spanda pure le sue fontane fino all’ultima goccia, la questione del lutto sarà tutta sua. Io posso solo rappresentare me stesso, costretto dentro questo carcame che, a memoria mia, non mi sembra d’aver scelto. La parte infame mi è stata data, non so da chi: l’anima e il corpo: più verosimilmente solo il corpo, perché nutro il forte sospetto che l’anima non esista, se non per le teste bacate che rifiutano l’evidenza di appartenere ad una specie diffusissima, discendente di specie meno tronfie ma più pelose, tutto qui. Dunque il mondo è solo un rottame? E io che ne so. Io non so niente di niente, e posso solo domandare. E domando, perdio, perché sono un uomo ostinato, un fissato del fallimento, un maniaco dell’assurdo. Sono attratto da tutto ciò che è logicamente inammissibile e, per quanto l’idea di un dio protervo e incazzoso mi faccia schifo, sono attratto pure dall’invisibile. Attratto, ma tentato mai. E’ ovvio che io viva fino alla fine, come non potrei: ma cosa sia la fine, non lo so. Un graffito nella coscienza di un altro, ho sempre sperato, tanto per travasare un mio segno in un individuo altrettanto spregevole e logorroico. Si parla: di alcuni argomenti si parla di più, di altri molto di meno. Quante chiacchiere attorno alla testa di un re, quando quella testa era sul punto di rotolare? Quante attorno al pezzente che quel re, sdegnosamente, rifiutò a corte? Figuranti: immagini distinte nella mia mente. Io ero il pezzente, nobile di qualche cencio; io sono il miserabile nel 2005, perché la mia disperazione è infinita come la pietà di quei santi che la rifiutano per principio: il futuro è tutto loro; un brandello di passato mi appartiene: un avanzo, l’ennesimo straccio. Mi vesto così come scrivo, e scrivo così come vivo. Mi sembra che qualcuno sorrida: fa bene, deve farlo, non gli resta che l’allegria d’esser vivo, un’insignificante ebbrezza, lo stordimento dell’ora o mai più.
November 02, 2005 in Quasi un diario | Permalink | Comments (3) | TrackBack (0)
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