A gruppi di due discutono della vita e della morte, come fa il malato o chi aspiri alla sua condizione; in ogni caso non come un cacciatore. La parola morte fa paura più della morte, è la dama di compagnia di questi settuagenari di radiologia: l’allegra e volubile donnaccia di bare, dama da rinviare a migliore occasione. Per dirla ridendo, ma nessuno ride. Fra due minuti esatti bevete altri due bicchieri. La medicina pretende un certo ritmo dalle proprie vittime. Per la maggior parte di costoro il cataletto non è ancora pronto. Ci sono solo indizi di grandi e segrete ferite, i patimenti dell’anima, l’angoscia di un vago appuntamento con la suddetta, disgraziata, puttana. Si dà a tutti. Sintomi di questo fatto elementare. Solo i morti non discutono, e i malati pregano. Ogni loro gesto implora qualcosa di patetico, si regge su un bastone di rimpianti, si adagia in un tempo che è sincero passato, fragile presente e inesistente futuro. “Ora” non è più una parola, ma un filo spinato; “domani” è un coltello da macellaio. Rispetta l’ambiente, mantieni pulita questa sala: altri verranno dopo di te. Non avevamo dubbi. Plastica e vetro. Bere e inspirare, e allegria. Bene così: trattenere e sorridere. Abbiamo finito, aiutaci a mantenere questa terra più pulita. Traduci l’ammonimento in pratica, e spazza pure il pulviscolo. Salviamo questo mondo, è l’unico che abbiamo. Niente infierisce su un moribondo come un cassonetto di immondizia spruzzato di retorica igienista. Igiene è salute, salute è vita, vita è quella cosa che si allontana. La natura è vita, leggo mentre un epilettico viene trasportato d’urgenza nella direzione sbagliata. Quando torna indietro tutti credono che sia già morto. Poverino, vecchio prima dei vecchi, giacché quei vecchi si danno già per morti. Salviamo questo mondo. Rispetta la tua natura. Ma io rispetto la mia natura! Rispetta la natura più in generale. Non so come fare, non so cosa fare. Non sono un habitué; forse sono un cliente particolarmente inetto. Vede, signora mia, io vorrei morire in piena coscienza, vorrei questa fortuna. Vorrei sentirlo tutto, il dolore. Vorrei vederla bene, la disgraziata, e riverire solo gli amici. Vi saranno ancora amici? Fra un po' si muore.
Bel commento.
Posted by: Simone | November 12, 2005 at 02:10 AM