Probabilmente Orlando è vissuto quattro secoli per niente, e di Virginia Woolf si dirà che non sapeva nuotare. I simboli invecchiano, si indeboliscono, e con poca fatica si possono raschiare dalla memoria delle donne più ostinate e scioccamente libertine. Un ritratto di Rosa Luxemburg si può stracciare in pochi secondi.
Mi rendo conto, parlando con R., che c’è un modo molto semplice per negare una libertà: basta dichiararla storicamente acquisita, e rifiutarsi di ascoltare le parole superflue. Atteggiamento tra i più sospetti: diffido di chi afferma che le parole siano superflue, perché ogni buona ragione è sempre stata superflua prima che un ingegno riluttante fosse pronto ad accoglierla. Perché nel 2004 si dovrebbe ancora discutere della libertà della donna, quando la sua libertà si sarebbe dilatata a tal punto da suscitare il maschile timore? Ma è ovvio: proprio perché la libertà non dovrebbe spaventare nessuno. Di fatto, qualcuno trema e qualcun altro si sgomenta.
Per comodità, assumiamo che esistano due bestie lievemente asimmetriche e, a parte la collaudata compatibilità sessuale, pensiamole come appartenenti a due razze differenti: il maschio e la femmina. Il maschio umano e la femmina umana. Si accerterà in seguito se questa tassonomia sia bugiarda, o se la mia fantasia sia troppo fervida. Vedrete come ogni cosa funziona. Se devo credere a ciò che vedo, sembra che la femmina sia una bestia nata libera, ma che secondo il maschio viva meglio in cattività. Limitata per istinto, condotta dalla vagina ad agire in maniera balorda, ovvero intemperante per legge di natura, la femmina libera, di fronte alle meraviglie del creato, non vede altro che cazzi. Perciò, insieme a futili monili, ha bisogno di invisibili catene. Le vecchie cinture di castità erano solo il segno di un’inciviltà più esplicita, in un tempo in cui la schiavitù non era sottintesa. Adesso ci siamo evoluti: di fronte al problema di arginare un’ideazione fallica e morbosa dell’universo, in cui ogni maschio rappresenta bottino, abbiamo introdotto delle regole più subdole e delle inibizioni più profonde. Se per la cintura di castità bastava una chiave o una combinazione, per le femmine del 2004, per non essere puttane, non c’è altra soluzione che farsi monache di clausura. Aut-aut: consacrate al cielo o al marciapiede. Inoltre, è comunemente accettato che la femmina sia doppia e menzognera, e in nessun caso potrà agire con l’approvazione del maschio: lui perennemente frustrato, lei perennemente alla ricerca della formula magica che la trasformi da delusione vivente in Brava Compagna di Una Vita. L’impresa è ardua, sia chiaro: dal punto di vista del maschio, se la femmina esce da sola dopo il calar del sole, è evidente che stia andando a caccia, e che non tornerà prima di essersi saziata di sperma. Embé, ribatte la femmina? Si dà il caso che quasi ogni femmina sia il possesso, materiale e spirituale, di un maschio: sin dal giorno in cui una femmina giura “ti amo” si consegna nelle mani del maschio, cioè di un destino infame. Una virtuale pisciata dagli zigomi all’alluce marca i confini di quella proprietà: sarà libera, secondo la volontà e i modi di un altro. E’ una libertà piena di se: se non si chinerà su cazzi altrui, se non farà tardi la sera, se si masturberà in un parco incantato, se mentirà come si deve mentire, se non proverà ad essere donna, se prometterà eterno amore e ne fornirà costanti prove, quante bastano a trasformare la vita in un’ossessione. Che resti femmina, libera nelle ipotesi. Libera, a mille condizioni. Siamo sicuri che maschi e femmine di uomo appartengano alla stessa specie? Sono forse liberi allo stesso modo? Altrimenti - come arguisce lei alle ore 6.58 - dovremo riconoscere di trovarci di fronte a una forma mascherata di razzismo.
esiste la libertà nel 2004?
Posted by: p.s.v. | November 21, 2005 at 11:40 AM
Era vecchio: aggiorniamoci, esiste nel 2005?
Posted by: Ivan Roquentin | November 21, 2005 at 02:59 PM
Esiste ed è tenuta molto d'acconto. Infatti è ben chiusa in un armadio. Per non sciuparla, mica per altro.
Posted by: Lucis | November 21, 2005 at 03:38 PM
"...potrebbe diventare la mia unica casa" Scusa l'ot, ma perchè? Non hai intenzione di continuare anche qui?
Posted by: Lucis | November 21, 2005 at 05:00 PM
No, credo di no, Lucis
Posted by: ivan roquentin | November 21, 2005 at 05:42 PM
Be, questo mi dispiace. Via mail avevi scritto una cosa tipo "il mio blog è per gli amici" (non proprio cosi, ma non la trovo)
Cmq va bene uguale, ti seguiro li.
Posted by: Lucis | November 21, 2005 at 06:28 PM
Beh, sì: intendevo dire che non è uno strumento per relazioni sociali (che io scriva, lo sanno pure i sassi, pare: e sanno anche di più). Lucis, già fatico a comprendere la ragione dell'esistenza di molti blog; di alcuni di questi so che si tratta di macchine promozionali più o meno funzionali: sta benissimo, soprattutto in una logica di competizione sfrenata, son cazzi di chi scrive, però non è detto che a me l'argomento interessi. Può anche darsi che, tirato a forza dentro qualcosa che non mi piace, mi sia semplicemente rotto le palle.
Posted by: Ivan | November 22, 2005 at 12:15 AM
su questo hai ragione. però che uno dei pochi blog che ancora leggo chiuda mi dispiace. oltretutto un conto e commentare qui, altro su unità di crisi. vabbè al limite ti rompero le scatole via mail, come al solito :-)
Posted by: Lucis | November 23, 2005 at 10:34 AM
"oltretutto un conto e commentare qui, altro su unità di crisi."
Perché? In ogni caso è durata poco, come hai visto, sono bastate due proteste, dai...adesso riaggiorno e faccio un po' di rassegna stampa.
Sono stato molto infastidito da alcune mail private, oltretutto con i commenti aperti, chi ha da contestare qualcosa, deve farlo in pubblico, secondo me.
Posted by: ivan roquentin | November 23, 2005 at 06:29 PM