(a proposito di Stati d'Assedio)
La donna, si dice, ha bisogno di essere protetta. E la si protegge! Nei rapporti di coppia questo gioco ipocrita arriva al punto che la tutela si trasforma in martirio. Da quale tremendo orco la si deve difendere? Dall’uomo, naturalmente. E chi, in questo girotondo della menzogna, rappresenta il servizievole cavallerizzo della figa? L’uomo, ancora una volta. Ma questo è un gentiluomo, mentre quello di prima era un immondo gaglioffo. Questo rompicapo della verità umiliata è talmente diffuso che chi si rifiuti di ammetterlo come patto implicito di un rapporto di coppia rappresenterà, agli occhi della comunità, un novello Astolfo: un simpatico e disadattato extraterrestre, un abitante di altri mondi, lontani e irreali. Un idealista invasato di buona fede e libertà, ovvero dei peggiori istinti antisociali. Nel gioco della protezione dissimulata la vittima è la donna, e di solito il suo compagno è un carnefice sufficientemente consapevole: le telefona alle due di notte per sapere se lei stia bene, se goda di buona salute, se in quelle cinque ore di assenza non sia per caso inciampata sul gatto; le chiede di portare sempre con sé il telefono, manco dovesse nutrirlo, ma preferirebbe che indossasse un microfono vivavoce; la riempie di consegne e raccomandazioni contro gli altri maschi, i comuni amici dotati di batacchio, dei quali conosce l’indole farabutta e scopereccia, perché è egli stesso il più illustre esemplare della mandria; la accompagna quando vorrebbe restare sola, esattamente come farebbe un diligente secondino, e viene da chiedersi di quale infame delitto si sia macchiata: perché il castigo procede dal delitto, o almeno così si dice. Al ritorno da un lungo viaggio l’uomo, il compagno, il promesso sposo, prima ancora di avviarsi alle abluzioni, fa la conta dei preservativi, perché si suppone che la donna sia traditrice ma ingenua: un’apostata del cazzo che tuttavia non penserebbe mai di poter comprare una propria confezione di preservativi. Non è una vita, ma un bagno penale. Non dirò a nessuno “liberatevi”, perché chi si infila di propria iniziativa in un reclusorio del genere deve pur avere una forte attitudine alla penitenza, e qualche forma di masochismo che mi sfugge. Ma se vi sorgesse il dubbio, anche per un solo istante, che si possa vivere in un modo diverso, non date ascolto alla voce del padrone, che indica sempre la retta via: “non deviare, amore mio: mia galeotta.”.
comprami!!!
Posted by: p.s.v. | November 25, 2005 at 12:17 AM
Prezzo?
Posted by: Ivan Roquentin | November 25, 2005 at 12:43 AM