Animali, animali feroci! Uomini. Agenti immobiliari con i sospiri in
gola e i talenti in borsa, pronti ad affittar parole per raccattare
stima; cacciatori di epitaffi e bestie da commento: andate, con il
dolore in tascapane, a rompere i coglioni altrui. Litigiosi camerati,
erbaccia di inizio secolo, grandi scrittori. Tutti grandi scrittori,
o grandi filosofi. Venite qui, mettetevi comodi, infestate il mio
salotto. Cosa prendete, prosa o poesia? Ho capito, volete una via di
mezzo. Una fetta di Rimbaud e una fetta di Hemingway, ma un’esistenza
da codardi. Già da
qualche tempo vi sto preparando un monumento, una
vergine dei pantani, fango del vostro fango, virtuosa della vostra
fogna. Nel frattempo gradirete un’ostia. Prendete, spezzate, gavazzate
pure. Avete una brutta cera, avete tirato l’alba per con il cuore in
mano, avete commosso ancelle. Domani si ingravida. Poi, alle sette e un
quarto, la solita ora di critica sociale. La società vi è riconoscente,
e io stesso mi nutro delle vostre idee: siete, per il pensiero, olio di
ricino. Che uomini siete mai? Il bisbetico Mario, il camerata Franco,
il fratello Giacomo, la mummia Alberto. Che bel presepe di imbecilli. Pazzo! Non sai quello che dici! Andiamo ovunque, via di qui.
Io non capisco, ma vorrei capire. Vorrei, come indennizzo per queste
ostie, che qualcuno mi spiegasse perché un così gran numero di inetti
decide improvvisamente di passare dal grigiore delle proprie ossessioni
alla gaudiosa luce di Wittgenstein, con la stessa agilità con cui Peter
Parker suole trasformarsi nell’Uomo Ragno, e presumibilmente con la
stessa tecnica: cambiandosi d’abito. Tutti i giorni, verso il tramonto,
mi pare di assistere alla metamorfosi. E dal crepuscolo alla notte,
quando andate a dormire, chi è che dorme? Lo stupido o il genio? E al
risveglio siete liberi di scegliere, oppure lo stupido torna
meccanicamente in possesso della carcassa?
E' mattina. Il dovere chiama e la famiglia tuona. L’uomo ragno annoda
la cravatta, benedice la moglie che la sera prima avrebbe annodato con
la stessa cravatta, deposita il calore domestico sulla fronte
dell’erede al trono, e si arrampica disperato lungo le scale
dell’ufficio.
cassius ivan, avevi ben promesso di citarmi in giudizio, e invece... mariofrancogiacomoalberto... e io? io sono pìter pàrcher con l'aracnofobia, sono l'arrampicatore appeso alla cravatta che non ha mai saputo annodarsi al collo, sono lo stupido genio insonne che ti funge da olio di ricino...
sei il solito cacciaballe, questo è.
Posted by: kristian | November 09, 2005 at 05:03 PM
Kristian, ma questi son pensierini...
Dunque posso citarti? Non in giudizio, tutt'altro. Era per rispondere a un tuo vecchio dubbio: che mi fossi ammorbidito. Sai com'è, ero solo perplesso dall'eccessivo risuonar di stronzate nei miei incolpevoli timpani: giuro, incolpevoli. Passati tu un'estate a sentire corbellerie da cacciaballe veri e poi mi dici:)
Posted by: Ivan Roquentin | November 09, 2005 at 05:31 PM
Vorresti, Ivan, consigliarmi la lettura di un'autore che racconti le sue immaginazioni come fossero vere?
Posted by: Simone | November 11, 2005 at 02:01 PM
non sono ivan e le 'immaginazioni' le trasmuto in 'Vere allucinazioni' (di Terence McKenna).
Posted by: kristian | November 11, 2005 at 03:59 PM
Simone, contemporaneo? Italiano?
Assalto a un tempo devastato e vile di Genna, per cominciare
Posted by: Ivan Roquentin | November 11, 2005 at 04:58 PM
Anche Kristian, grazie...
Dimenticavo, Artaud, ovviamente! Però devi essere più preciso.
Posted by: Ivan Roquentin | November 11, 2005 at 05:16 PM
Si, Terence McKenna, ho letto una sua storia, pensi davvero sia sola immaginazione? Letto piacevolmente, si.
Artaud, certo, giusto.
Genna, non conosco, adesso lo cerco.
Posso permettermi di scrivere in questo tuo blog delle mie brevissime scritture quando mi sento di farlo?
Posted by: Simone | November 11, 2005 at 07:54 PM
No, Genna non mi ispira.
Un Italiano, contemporaneo, che scriva in stile Borghesiano, esiste?
Non so scrivere che cose brevissime, ho sempre scritto cose brevissime.
Posted by: Simone. | November 11, 2005 at 08:21 PM
Certo che puoi "permetterti", Simone. Per i consigli, in questo momento, non riuscirei a concepire altro che un cuscino, che come oggetto letterario sarebbe almeno controverso...
Posted by: ivan roquentin | November 12, 2005 at 03:09 AM
'pensi davvero sia sola immaginazione?'
mckenna dice esplicitamente che la soglia del non-ritorno è proprio l'immaginazione, oltre la quale c'è una libertà da cinebrivido. per quel che ne so io, l'immaginazione appartiene alla realtà, scaturendo da un processo biochimico.
del made in italy, ecco, io ad esempio vado giù di testa per la toponomastica dell'immaginario di Giorgio Manganelli.
Posted by: kristian | November 12, 2005 at 11:07 AM
D'accordo su Manganelli, in effetti.
L'appartenenza dell'immaginazione alla realtà non è questione di biochimica (c'è sempre un processo biochimico che si associa a "cambiamenti di stato" nell'ambito della biologia, ma è parallelismo senza causa ed effetto, secondo me). Io credo che non si possa distinguere immaginazione da realtà, essendo l'unica realtà che conosciamo una mediazione sensoriale in cui l'immaginazione ha un peso decisivo (anche il realismo è sempre un realismo elaborato, immaginato, prodotto). Non è un modo per svilire la questione, tutt'altro
Kristian, ma la tua mail sotto lo pseudonimo ha un grado di realtà consistente?
Posted by: Ivan Roquentin | November 12, 2005 at 02:19 PM
ivan, non venirmi a dire che non hai mai corso il rischio di scrivere a un destinatario immaginario. (sì)
tutt'altro che questione svilita: set e setting, interazione e rielaborazione, mediazione creativa (e creazione mediata), sono processi che diventano lampanti dopo un po' che ci si intossica di sostanze psicotrope. in questo senso parlavo di processo biochimico, essendo McKenna uno dei fautori della sperimentazione psichedelica.
Posted by: kristian | November 12, 2005 at 04:58 PM
"van, non venirmi a dire che non hai mai corso il rischio di scrivere a un destinatario immaginario. (sì)"
Non mi sono mai posto il problema di distinguere tra immagine e realtà, non è possibile.
Passa di qui, se hai tempo: http://www.flickr.com/groups/masterclass/
(non vado preso troppo sul serio, ovviamente, ma ti inviterei a partecipare alla discussione)
Posted by: Ivan Roquentin | November 12, 2005 at 06:32 PM
Vero, verissimo, Giorgio aveva gran talento nell'oggetivare l'immaginario e viceversa.
Ed è proprio il processo opposto che attira in questo momento la mia attenzione.
Fare dell'oggetto una immaginaria realtà.
Posted by: Simone. | November 13, 2005 at 12:19 PM